Fortuna

TICHE o TYCHE per i Greci.

Era la dea della fortuna, del caso e del destino, della prosperità. La divinità era considerata una delle Oceanine, figlie del titano Oceano e della titanide Teti, ma in altre versioni era la figlia di Ermes e Afrodite. La dea aveva il compito di accompagnare gli uomini lungo tutta la loro esistenza, distribuendo gioia e dolore secondo il giusto; poi scandalizzata dall’ingiustizia dei mortali, li abbandonò ritirandosi sull’Olimpo.

Lorenzo Leonbruno, Ninfa dormiente,
1515-1520, olio su tavola, 31×38 cm,
Firenze, Galleria degli Uffizi.

Iconografia: la Fortuna viene rappresentata come una giovane donna, con la corona o con l’elmo in testa. L’attributo principale è la cornucopia, il corno traboccante di fiori e frutta, ma viene rappresentata anche con la ruota, il timone, la sfera, le corna di vacca. Nelle allegorie rinascimentali è una figura femminile alata, in piedi sul globo, su una conchiglia o su un delfino, mentre tiene in mano le redini, oppure sospinta da una vela sull’acqua.

Eutichide, La Tyche di Antiochia, III sec. a.C, marmo, copia romana di un originale in bronzo greco,
Roma, Museo del Vaticano

Autori: Viola B., Mateus M.

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